Fahre\’n\’Heit

Occhiali

Posted in microStorie [Italian] by Curatorview on Maggio 17, 2007

Tira aria calda, e lui fila via liscio e veloce nella sera odorosa. L’asfalto sotto la ruota davanti sembra grigio e azzurro insieme. Mirco si tiene sul centro della strada e indovina le linee bianche intermittenti.

Non vede un accidente. È miope da quando aveva sette anni e deve portare occhiali spessi. Stasera è col gruppo dei motorettari perché ogni tanto ci prova. Motorini truccati. Sono andati fino all’altro paese, di fianco all’autostrada. E si ritrova impegnatissimo a guidare un coso che va la metà degli altri, nonostante gli abbia cambiato il collettore. All’andata tutti l’hanno presa tranquilla e stava a ruota, al ritorno non sa che cazzo li abbia presi, e li ha persi.

Viaggia in mezzo alla strada perché non ha gli occhiali. Ha fatto il figo, li ha lasciati a casa. Bestemmia a voce alta, mentre va, contro tutti quegli stronzi che lo hanno lasciato indietro, e che saranno già alle panchine sotto gli ippocastani. Tutti là a fumare e a guardarsi di sottecchi quando si farà vedere buon ultimo, un quarto d’ora dopo.

Sono miope, cazzo. Non posso guidare un motorino a cinquanta all’ora senza vederci. Va a finire che mi schianto o finisco fuori. Continua a indovinare la linea intermittente. La strada costeggia campi di vigne e meli. Ha un fosso da una parte e un muro a secco dall’altra. È tutta curve. Si sente sicuro solo quando attraverso le frazioni di paese perché hanno i lampioni. Poi il buio. Pezzi interi di strada che cerca di ricordarsi dall’andata. Allora si piazza in mezzo. Le righe bianche sono dei flash che lo immortalano nel mezzo dell’azione. Quando le vede, sono già passate da un pezzo. Va spedito.

Poi succede. Si ritrova in curva ma non l’ha vista. Inchioda, sente lo stomaco che gli sale in bocca, non c’è altra strada, finita. Si impunta anche coi piedi, sfregandoli sull’asfalto. La ruota dietro si blocca, quella davanti per fortuna no. Le dita bianche schiacciate sulle leve dei freni, ma non serve. È fuori. Non ha visto la curva. La ruota davanti è giù di mezzo metro, quella dietro sfrigola sul terriccio. I piedi impuntati cercano appigli da qualche parte nell’erba alta.

Fermo, cazzo, fermo. È fermo. Ha le ortiche al ginocchio, il motorino impuntato in avanti, le braccia dure saldate al manubrio, ma è ancora sopra. Il cuore sta battendo come un porcodio. Deve tirarsi fuori. Fermo. Si piega. Sposta il piede da sotto, appoggia il manubrio, e impuntandosi riesce a farlo scorrere sull’ortica e a tirarlo un po’ su. Ok, ok.

Si rimette in strada, più calmo e incazzato che mai. Vaffanculo. Va piano, e si tiene comunque sul centro della strada. Se fosse stato a destra, sarebbe finito nella scarpata. Quei tre metri lo hanno salvato, stasera. Arriva in paese, la strada lo porta a passare di fianco agli ippocastani. Non ne ha proprio voglia, non ora. Gira in una stradina laterale con le case nuove, subito prima del ponte. Fa un giro largo. Mirco abita sulla strada principale, gli sarebbe bastato proseguire. Meglio così. Per stasera abbastanze coglionate.

Mette il motorino in garage, sale e trova i suoi in soggiorno. D’inverno quella stanza non la usano mai, portano il televisore in cucina. Ma d’estate c’è anche la finestra aperta. Si leva il giubbotto di jeans e si mette a guardare Colombo. Sfocato.

ANIMAti

Posted in microStorie [Italian] by Curatorview on Maggio 7, 2007

Prendo un caffé e una pasta. Mi piace viaggiare di notte sul traghetto. Da Copenaghen a Berlino in notturna. Sono sei ore e mezza di viaggio, sul traghetto per un’ora e qualcosa. Il brutto è che si deve scendere dal pullman, e così si interrompe il sonno.

Al bar vuoto del traghetto c’è del caffé e qualche pasta. Per stanotte va bene.

Siamo tutti un po’ addormentati, tranne un gruppetto di ragazzi italiani di ritorno dalle ferie. Sono di Genova, e sono stati a Copenaghen per due giorni. Si sono spallati da morire. Nella zona bar c’è una televisione accesa che nessuno guarda. Trasmette un programma per bambini, di notte.

A turno i ragazzi si spostano verso la televisione, la guardano per qualche minuto e poi ritornano nelle file. Uno di loro si chiede se lo sappiano qui cos’è un caffé. Un altro rientra nel cerchio, e dice che qui sono brutti pure i cartoni animati.